Nella tua esperienza di vita, ti sarai già trovato a chiederti come superare lo choc culturale.
Se non ti è ancora capitato di farti questa domanda, forse è perché semplicemente non sapevi dare un nome a quella sensazione di confusione che spesso si prova in situazioni nuove e destabilizzanti.
Lo choc culturale è proprio la sensazione di smarrimento che può capitare di provare quando ci si confronta con uno stile di vita sconosciuto e nuovo.
Questa sensazione può emergere quando si vive in un paese straniero o lo si visita. Più semplicemente, capita di vivere questo choc anche di fronte a un cambiamento di contesto sociale o lavorativo.
Lo choc culturale, definito per la prima volta dall’antropologo canadese Kalervo Oberg nel 1960, può derivare da diverse cause, come ad esempio il sovraccarico informativo o le barriere linguistiche. Entrambi questi ostacoli si incontrano spesso quando si vive in un nuovo paese.
Non posso che riconoscermi in questi concetti quando penso a quante informazioni amministrative e pratiche sono stata costretta a elaborare una volta in Francia. Queste informazioni erano essenziali per trovare una casa, un lavoro, un medico di base, una banca che accettasse di aprirmi un conto anche se non avevo una casa, una proprietario che fosse disposto a farmi un contratto d’affitto anche se non avevo con me l’atto di nascita di mio nonno. Tutto questo andava fatto in una lingua nuova.
Che in situazioni del genere ci si senta stanchi e con il cervello in tilt al limite dell’ubriachezza è abbastanza logico!
Un’altra manifestazione comune dello choc culturale è la nostalgia del proprio paese d’origine. I francesi indicano questa sensazione con un’espressione che trovo particolarmente azzeccata: “mal du pays”.
Ognuno di noi reagisce in modo diverso alle differenze culturali.
Non esiste quindi una ricetta magica su come ti sentirai una volta approdato all’estero e nemmeno una su come gestire un eventuale choc culturale.
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Le mie esperienze di choc culturale
I consigli che posso darti si basano sulle mie esperienze di choc culturale. Ad oggi, riesco a guardare a questi momenti da una certa distanza e a vederli con oggettività.
Sono passati ormai cinque anni dall’ultima volta in cui ho cambiato paese. Ai tempi si era trattato di un “semplice” spostamento dal Belgio alla Francia: semplice perché in Francia mi aspettavano il mio compagno, un tetto sulla testa e un lavoro. Inoltre, nei due paesi si parla la stessa lingua.
Ricordo bene altri choc più profondi:
- Arrivare in Francia in Erasmus e scoprire che il mio livello di francese non era poi così buono. Non capivo granché e i francesi non sembravano capirmi…Ma in fondo dovevo solo passarci due semestri, dando una decina di esami in francese!
- Vivere in India. Dettagli e esempi sarebbero così numerosi da riempire un altro blog, ma credo che “dormire per terra sentendo insetti non meglio identificati camminarmi addosso” possa rendere l’idea.
- Passare alcuni mesi in Svizzera per uno stage (non pagato) e scoprire che un panino nel bar più infimo di Ginevra costa 10 euro.
- Passare l’inverno in una soffitta di Bruxelles. Accorgermi che piove tutti i giorni e che, anche quando non piove, i tetti grigio morte che vedo dagli abbaini di casa mia sono sempre bagnati, forse di nebbia o di rugiada. In quei mesi, Parigi e Bruxelles sono sconvolte da attacchi terroristici e questo mi angoscia.
L’umana tentazione di lasciar perdere
Chiaramente sono sopravvissuta in queste situazioni (e in molte altre) e me la sono sempre cavata. Ma non ti nego che la voce interiore del “chi me l’ha fatto fare” si è fatta sentire più volte, insieme alla voglia di fare marcia indietro e tornare alla tranquillità del mio letto di bambina a Chiuro, delle gelaterie artigianali e dei caffè in piedi al bar.
Ma quindi, come si fa a superare uno choc culturale?
Eccoti una lista di consigli che potranno prepararti allo choc culturale e aiutarti a sopravvivere a questi momenti di scoraggiamento:
Sei tu a doverti adattare e non il contrario
E’ inutile sperare che sia il paese in cui ti sei trasferito, insieme ai suoi abitanti, ad adattarsi alle tue esigenze o abitudini. Gli usi e la cultura del posto esistono da molto prima del tuo arrivo. Nessuno può (né vuole) comprendere il tuo struggimento di fronte all’assenza del bidet. Sei tu a doverti adattare imparando la lingua del posto, assimilando la cultura e i modi di vita, adeguandoti alle procedure amministrative e alle leggi del paese in cui ti trovi.
Le cose saranno diverse e devi aspettartelo
La lingua sarà ovviamente diversa e magari più difficile di quanto ti aspetti, ci saranno abitudini mai viste e cose che non capirai. Tra queste novità alcune ti piaceranno molto e altre le troverai completamente idiote. Ma l’essenziale è essere pronti: aspettarsi queste differenze ed essere preparati ad accoglierle. Evitare di farsi illusioni su un paese perfetto e sapere già da prima di partire che ci saranno dei momenti duri da affrontare è molto importante. Se poi davvero tutto è perfetto, tanto meglio.
Informati il più possibile
Diretta conseguenza del punto precedente: prima di partire, cerca di raccogliere un po’ di informazioni sul paese in cui stai per andare a vivere. Può trattarsi di informarsi su come cercare casa o lavoro, o di semplici letture su come vivono le persone del posto o su quali luoghi visitare.
Una parte importante di questa preparazione riguarda secondo me la lingua. E’ importante cercare di capire a quale livello ti trovi e se possibile fare un ripasso o una prima “studiata” prima di partire. Questo faciliterà la tua integrazione e la tua comprensione delle cose una volta arrivato sul posto. Se possibile, una cosa utile è cominciare a prendere contatti con persone che si trovano sul posto già da prima di partire. Se non hai ancora un lavoro nel tuo nuovo paese, puoi cominciare a cercarlo o almeno a sondare il terreno a distanza.
Fai lo sforzo di integrarti e buttati
Una volta arrivato, è importante fare dei piccoli passi per integrarsi: secondo me, si tratta soprattutto di parlare la lingua del posto a ogni occasione possibile e di frequentare persone locali. A volte bisogna smettere di riflettere e semplicemente buttarsi. Ti accorgerai ad esempio che chiedere informazioni in un ufficio in una lingua nuova può rappresentare una piccola sfida. Oppure che ti sei iscritto a un corso di sport o a un’associazione e che fai fatica a comunicare con i tuoi compagni.
Tutto questo è normale ed è logico che possa causarti un po’ di ansia o addirittura scoraggiarti. La soluzione è continuare a buttarsi nelle situazioni nuove fino a quando diventeranno familiari e piacevoli! Buttarsi gradualmente e a piccoli passi è secondo me fondamentale per evitare di sovraccaricarsi e di esaurirsi (finendo poi per gettare la spugna).
Se ad esempio ti sembra di non capire ancora nulla di francese, sarà più soddisfacente e utile uscire con un piccolo gruppo di 3/4 persone con cui parlare tranquillamente che andare a una festa con centinaia di partecipanti. Se hai 10 pratiche amministrative da sbrigare in giro per uffici e enti francesi, ti converrà farne al massimo 2 o 3 al giorno se non vuoi impazzire.
Limita le situazioni ad alto tasso di nostalgia
Ti sconsiglio di tornare in Italia troppo presto dopo il tuo trasferimento. Potresti avere voglia di tornare in Italia per una breve vacanza o altra occasione dopo un paio di mesi che sei all’estero. Non dico che sia una cosa sbagliata, e so che in certi casi si tratta di viaggi necessari per vari motivi. Tuttavia, penso che la malinconia e il senso di spaesamento che ti potranno cogliere al ritorno nel tuo nuovo paese dopo questa parentesi italiana possano rendere ancora più duro e lungo il tuo processo di adattamento.
Per lo stesso motivo, ti consiglio di limitare (non dico eliminare, ci mancherebbe) le frequentazioni con italiani durante il tuo primo periodo all’estero. E’ vero che lo scambio di opinioni e di informazioni con i connazionali può essere utilissimo. Ma la lamentela e l’autocommiserazione spesso sono dietro l’angolo, insieme a tutti quei discorsi nostalgici sulle cose che (comprensibilmente) ci mancano del nostro paese.
Sii consapevole di come funziona
E’ importante essere consapevoli del fatto che certe emozioni, sia positive che negative, esistono e fanno parte del processo di adattamento a un nuovo paese. Vivrai probabilmente un periodo instabile e di depressione misto a momenti di entusiasmo, prima di sentirti di nuovo stabile nel nuovo paese.
Non essere troppo severo con te stesso
Proprio perché il processo di adattamento a un nuovo paese non è lineare, e i momenti bui e quelli di entusiasmo si alternano, non devi essere troppo severo con te stesso. Concediti del tempo. Se, ad esempio, dopo qualche mese ti sembra di stare male e che il posto non faccia per te, ti consiglio di evitare decisioni brusche (ad esempio tornando in Italia e rinunciando al tuo progetto di trasferimento, oppure decidendo di spostarti in un terzo paese).
Spero che questo articolo ti sia stato utile e aspetto di leggere le tue esperienze di choc culturale e i tuoi metodi per superarlo nei commenti!