Piccola premessa: so che questo genere di articoli sulle differenze culturali scatena spesso reazioni avverse, valanghe di opinioni del tipo “non è vero qui, non è vero là”, se non addirittura accuse di razzismo. E’ ovvio che le esperienze di ognuno di noi sono diverse. Non tutti, alle prese con la vita in un paese nuovo, rimaniamo colpiti (in positivo o in negativo) dalle stesse cose. Ciò non toglie che le differenze di stile di vita tra paesi esistono. E per fortuna, altrimenti il mondo sarebbe piatto e noioso. Ecco quindi l’elenco delle 9 cose che più mi hanno stupita in Francia:
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La bise universale
Si tratta dei due (a volte anche 3, a seconda delle regioni) bacini sulle guance che si danno quando si incontra chiunque.
Certo, anche in Italia è normale dare baci sulle guance a amici e parenti. Ma è proprio quel “chiunque” a fare la differenza in Francia, perché include:
- colleghi di lavoro. In molte piccole aziende (o team) si baciano tutti, ogni mattina. Nell’azienda in cui lavoro questo è stato fatto per anni, fino a quando una collega ha fatto notare quanto tempo facesse perdere questo rituale. La collega aveva ragione, soprattutto perché, avendo un orario flessibile, chiunque arrivasse in ufficio interrompeva tutti gli altri nel loro lavoro per baciarli. A poco a poco questa abitudine è stata accantonata. Ci ha poi pensato il covid a farla sparire del tutto.
- sconosciuti visti per la primissima volta e che magari non si rivedranno mai più. L’esempio tipico sono le feste in casa con decine di invitati stipati nei balconi e contro i frigoriferi, dove la regola vorrebbe che quando arrivi fai lo slalom per riuscire a baciare tutti, e idem quando te ne vai! All’arrivo, il rituale vuole che ogni bise si accompagni con vari “ça va ça va et toi ça va” di pura formalità, non ci si ferma a parlare con nessuno, si continua a baciare tutti uno dopo l’altro. Impegnativo. Solo modo per scampare a questo rituale, esordire con un bel “Je suis malade”. A quel punto nessuno vorrà più baciarti. Ma soprattutto, tutti ti scanseranno, e mai nessuno ti chiederà che diavolo di malattia hai o perché stai male.
https://youtu.be/t1G_bJVA3LM
Il vous generalizzato
L’utilizzo generalizzato del vous nelle conversazioni è meno traumatico della bise, anzi direi completamente innocuo. Ma è utile conoscere questa usanza prima di venire in Francia, in modo da evitare di passare per maleducati dando del tu a destra e a sinistra
In Italia, infatti, è abbastanza comune darsi del tu anche tra sconosciuti, ad esempio in molti bar, nei negozi, e in generale tra persone che si considerano reciprocamente abbastanza giovani da parlarsi in maniera informale e amichevole. Anzi, dare del lei fa subito “effetto vecchio” e c’è chi, magari a 25 anni, si sente trattata da anziana per un semplice “signora, scusi”. In Italia, è poi abbastanza normale dare del lei ai suoceri o ai genitori degli amici appena li si incontra, per poi passare rapidamente al tu quando questi ci dicono di smetterla di essere formali.
In Francia non è così: nei negozi e nei contatti con sconosciuti si utilizza sempre il vous. L’unica eccezione che ho visto sono i camerieri di alcuni bar particolarmente giovanili e informali, che danno del tu ai clienti. In generale, si dà del vous a suoceri e affini. Questa abitudine del vous tutto sommato non mi dispiace: credo sia giusto mantenere una certa distanza e formalità con le persone che non conosciamo e limitare il tu alla cerchia familiare. Devo dire però che dare del vous a mia suocera mentre parliamo dei pannolini da cambiare a mio figlio mi sembra sempre un filo contraddittorio.
L’insalata come antipasto
In Francia, l’insalata non è un contorno ma un antipasto, o meglio un’entrée, insomma la prima cosa che si mangia a tavola. L’entrée è seguita da un plat in cui in genere ci sono tre cose: un alimento proteico (carne o pesce), una verdura cotta e un feculent (cioè un carboidrato: pasta, riso o patate ad esempio). Come ogni italiano all’estero, sono rimasta sorpresa la prima volta che ho mangiato l’insalata a inizio pasto e forse ancora di più quando ho visto la pasta (in genere collosa e completamente scondita) piazzata di fianco alla bistecca.
Devo dire però che questa organizzazione dei pasti in fondo mi piace. L’insalata come entrée facilita i tentativi di dieta, perché crea una piccola sazietà iniziale che mi evita di abbuffarmi poi con gli alimenti più sostanziosi. Il piatto con tutto insieme, invece, riesco ad apprezzarlo con riso o couscous. Ma con la pasta vicino alla bistecca il mio cervello di italiana si rifiuta e va tuttora in tilt 🙂 Malgrado questo dettaglio, la qualità generale dell’offerta gastronomica francese fa parte dei motivi per cui credo valga la pena vivere in questo paese.
Addio tovaglie
A dire la verità, il mancato uso delle tovaglie, più che per me, è stato un trauma per mia madre, abituata ad avere un cassetto pieno di tovaglie stirate. Le tovaglie sono davvero poco utilizzate in Francia. Persino in presenza di ospiti si mangia spesso direttamente sul tavolo. I tovaglioli non sono esattamente onnipresenti. Anche molti ristoranti mettono al massimo delle tovagliette di carta.
A molti potrà sembrare poco igienico, ma alla fine questa cosa è abbastanza comoda, a patto di accettare che i tavoli di casa non sono sacre reliquie e quindi si possono rovinare un po’ a forza di mangiarci sopra. Al di là delle tovaglie, da disordinata cronica per nulla avvezza alla gestione casalinga, apprezzo molto l’atteggiamento rilassato che i francesi hanno nei confronti della loro casa. Se in Italia si usa molto dire “scusa per il disordine” (in genere accogliendo ospiti in una casa tirata a lucido), in Francia questa frase l’ho sentita molto meno. Credo che questo stile “relax” semplifichi parecchio la vita a tutti.
Un assegno per fare la spesa
In Francia gli assegni sono ancora molto usati e scoprirlo mi ha davvero stupita. Si possono utilizzare assegni persino per pagare in alcuni negozi (anche per piccole somme), oltre che per versare caparre o stipendi. Personalmente, tra l’eventualità di perderli e i tempi per incassarli non li trovo un metodo di pagamento molto comodo, ma ho imparato ad usarli perché in alcuni casi erano l’unica opzione disponibile.
Gli appuntamenti non finiscono mai
Negli anni, ho scoperto che in Francia ci vogliono appuntamenti e prenotazioni anche per cose che ritenevo impensabili. Ad esempio, per aprire un conto in banca serve tassativamente un appuntamento apposito. A volte (ad esempio in estate) i tempi per ottenerlo possono anche essere di qualche settimana. Lo stesso vale per molte procedure amministrative, come ad esempio per depositare una domanda d’iscrizione al nido. Dal proprio medico di base non è possibile andare “all’italiana” (cioè facendo la fila alle 7 di mattina in compagnia dei pensionati). Ci vuole infatti un appuntamento. La cosa più assurda che mi è capitata è stata scoprire che era richiesto l’appuntamento persino per depositare alcuni miei vestiti usati in un negozio di capi vintage.
Questo sistema, che sicuramente una volta compreso può rendere le nostre vite molto più organizzate, all’inizio mi ha un po’ spiazzata perché richiede di pianificare tutto con largo anticipo, e può anche farci perdere delle opportunità o accumulare spiacevoli ritardi.
Il mercoledì senza scuola
Già. I bambini non vanno a scuola il mercoledì. Lo scopo è permettere loro di riposarsi. Quindi, il mercoledì, se si hanno figli che vanno a scuola e si lavora, bisogna trovare un modo alternativo per la gestione dei bambini. Da questo punto di vista, le soluzioni non mancano, tra Centres de loisirs, nounou, baby sitter e lavoro part-time. Il mercoledì senza scuola rimane comunque una cosa che mi ha stupita molto, e che a quanto so esiste soltanto in Francia.
I dolci deliziosi
La pasticceria francese è sublime e curatissima, tanto nel gusto quanto nell’estetica. Davanti ai pasticcini francesi tipo éclairs, religieuses, tarte au citron meringuée sbavo letteralmente, e non ho smesso di sbavare neanche dopo anni di vita in Francia.
Ricordo ancora distintamente il primo giorno a Reims, anno 2010, quando passeggiando per il centro di questa città grigia e algida ho visto nella vetrina di una pasticceria quella che il mio cervello dell’epoca ha definito “una piramide di cosi rotondi e colorati”. Questi “cosi” erano macarons. Dieci anni fa non erano ancora tanto di moda in Italia, in ogni caso io li vedevo per la prima volta e non sapevo come si chiamassero. Ero una vergine dei macarons, ma ancora per poco. La sera stessa c’era un cocktail di benvenuto per gli studenti stranieri e la piramide di macarons era anche lì! Buonissimi e bellissimi. Insomma non esagero se dico che i dolci francesi sono stati una delle sorprese più gradite non solo della mia esperienza in Francia, ma anche di tutta la mia vita.
Lo sbuffo-pernacchia
E’ appunto un’espressione facciale a metà tra lo sbuffo e la pernacchia. E’ una cosa che i francesi fanno spesso, di solito in risposta a una domanda, non vuol dire che sono scocciati (anche se l’impressione è decisamente quella) ma piuttosto “non lo so”.
La prima volta che sono incappata in questa usanza ero andata in banca a chiedere di aprire un conto. L’impiegata mi aveva risposto con lo sbuffo-pernacchia, lasciandomi allibita. Nel giro di due secondi mi ero prima guardata in giro dicendomi “forse mi sono sbagliata e questa non è una banca” e poi mi ero chiesta se per caso, a causa di una pronuncia scorretta, avessi appena mandato a quel paese l’impiegata. Non ricordo bene come sia continuata questa conversazione, ma anche se è iniziata con uno sbuffo ero poi riuscita a aprire il conto.
Spesso ho sentito l’inconfondibile suono della pernacchia durante conversazioni al telefono con impiegati e funzionari pubblici. E ammetto che la cosa mi ha contagiata, perché mi sono auto-sorpresa a fare io stessa lo sbuffo-pernacchia di recente.
hahaha non conoscevo questo sbuffo pernacchia! sto passando in rassegna tutti i film francesi che ho visto per individuarlo meglio! mi fa molto ridere pensare a questo gesto così spontaneo e divertente! Bello questo articolo sulle differenze culturali. Mi apre una finestra su un mondo che capisco di conoscere davvero poco, con informazioni che possono essere utili prima di affrontare un’esperienza in Francia!
Grazie Veronica! Secondo me questa espressione (o comunque qualcosa di molto simile) la puoi trovare in due serie francesi recenti: Plan Coeur (tradotto Operazione Amore in italiano se non sbaglio), ma soprattutto Emily in Paris, entrambe su Netflix. Fammi sapere se trovi lo sbuffo!