I MIEI 3 ERRORI DA ITALIANA IN FRANCIA

Tra le mille cose da fare prima di andare a vivere in Francia, è utile anche una riflessione su quali potrebbero essere le cavolate da NON fare

In questo articolo, ti parlo quindi dei miei 3 più grossi errori da italiana in Francia. Ho guardato indietro fino al 2010, quando sono arrivata per la prima volta in questo paese, e ho identificato varie situazioni in cui ho perso tempo ed energie e “se solo avessi saputo” mi sarei comportata diversamente. 

Perdere la pazienza di fronte alla burocrazia francese

A nessuno piace mettere insieme fascicoli, andare ad appuntamenti in comune, fare fotocopie. Credo che la burocrazia sia pesante in qualunque paese, inclusa l’Italia. 

Quando ci trasferiamo all’estero però, il carico di lavoro amministrativo esplode tutto in un colpo. Andare a vivere in Francia significa in un certo senso ricostruire la tua vita dalla A alla Z. Ottenere l’assicurazione sanitaria, iscriversi all’AIRE, aprire un conto bancario, mostrare justificatif de domicile ogni due minuti sono solo alcune delle cose che dovrai fare una volta arrivato in Francia. Tutto questo si fa ovviamente in francese, e a seconda del tuo livello di conoscenza della lingua, potrà risultarti più o meno difficile da gestire. 

Sebbene io consideri la Francia un paese efficiente che dà davvero moltissimo a chi ci vive, la sua burocrazia è spesso contorta. Ci vuole sempre un foglio in più, il famigerato dossier non è mai completo, servono appuntamenti fisici per molte cose che sarebbero fattibili a distanza. Inevitabilmente, alcune cose si fanno in modo diverso rispetto all’Italia: né meglio né peggio, solo diversamente. 

A volte, di fronte all’ennesima richiesta di documenti mancanti o a una risposta che non arrivava, mi sono sentita bloccata in un circolo vizioso e ho perso la pazienza. Di mio non ho pazienza. Voglio ottenere tutto in fretta: magari accetto di mettere impegno ed energie nelle cose, ma voglio essere ricompensata subito. Perdendo la pazienza, finivo per rimandare la gestione delle varie pratiche. Le rimandavo all’infinito, trovandomi poi in una situazione ancora peggiore, senza aver ottenuto quello che volevo neanche dopo mesi. 

Solo dopo anni ho capito che questo scoraggiamento non serviva a nulla e che la perseveranza e il fatto di andare avanti a piccoli passi (anche se si tratta di inviare 10 volte la stessa fotocopia all’ufficio xy) erano la sola soluzione. Se anche tu perdi facilmente la pazienza, ecco due consigli per affrontare la burocrazia francese: 

  • Ricordati che gli intoppi burocratici riguardano tutti. Ho creduto per molto tempo, sbagliando, di essere perseguitata personalmente dalla “sfiga amministrativa francese”. Invece si tratta di una presenza costante nella vita di chiunque viva in Francia (anche di chi ci è nato). Questa consapevolezza ti potrà consolare! 
  • Suddividi il carico di lavoro e vai avanti a piccoli passi. Inutile pretendere di fare 15 cose in uno stesso giorno: impazzirai e cadrai nella frustrazione. Meglio suddividere le mille cose da fare su più giorni/settimane (o anche mesi, ma senza rimandare all’infinito!). Quando sei riuscito a concluderne una (ad esempio: a prendere l’appuntamento per aprire un conto in banca), complimentati con te stesso e magari regalati un bel gâteau 😛     

Non fare correggere il mio CV in francese

Oltre ad avere poca pazienza, sono anche una che vuole fare tutto da sola. Una fan del “mi arrangio, cosa vuoi che sia”. Varie volte, dovendo cercare lavoro in Francia, mi sono messa a testa bassa a inviare CV senza farli rileggere a qualcuno di competente. Con il risultato che ho impiegato il triplo del tempo a trovare lavoro, prendendomi anche tante porte in faccia (o meglio: semplicemente nessuno mi rispondeva o convocava per un colloquio).

Fare rileggere CV e lettera di motivazione a qualcuno di madrelingua o bilingue ti aiuterà a identificare errori di ortografia o di sintassi, e anche semplici frasi che risultano poco naturali in francese. 

Ma ti sarà anche utile per un altro motivo, forse più importante: verificare che la tua candidatura sia in linea con gli standard utilizzati in Francia. Ogni paese ha le sue regole e fissazioni sui CV e sulle lettere di motivazione. E’ utile conoscerle e adattare le proprie candidature di conseguenza.  

Farsi aiutare su questo punto non è sintomo di debolezza, anzi potrà davvero farti risparmiare molto tempo ed energie, evitandoti l’invio di candidature a vuoto.

Se vuoi più informazioni sulla ricerca di lavoro in Francia, qui spiego come cercare lavoro dall’Italia (anche nel 2020!). Puoi dare un’occhiata anche alla guida in 10 step per trovare un lavoro in Francia.  

Isolarmi nelle bolle di italiani e di altri expat 

Nei primi periodi di vita all’estero, è normalissimo avere nostalgia del proprio paese di origine. D’altra parte le domande su “dove trovo una buona pizza in questa città?” sono forse tra le più frequenti in tutti i gruppi Facebook di italiani all’estero. 

Voglia di pizza e di Pan di stelle, ma anche l’esigenza di parlare un po’ italiano sono più che naturali e non serve a niente fare finta che non esistano. Andare a vivere in Francia non vuol dire dimenticare che si viene dall’Italia! Non sto quindi dicendo che sia un male andare alla ricerca della pizzeria o frequentare altri italiani  una volta arrivati in Francia, anzi. Ma penso che isolarsi in gruppi di soli stranieri, alla lunga, renda più difficile la nostra integrazione all’estero. In alcuni casi, l’errore di isolarmi in queste “bolle” l’ho fatto anche io. 

Oltre che in Francia, ho vissuto anche in Belgio e in Svizzera. A seconda delle situazioni, mi sono trovata più volte a frequentare altri italiani appena arrivata nel nuovo paese, ma anche gruppi misti di soli “expat” di varie nazionalità. C’è da dire che fare amicizia con altri stranieri, soprattutto se anche loro sono appena arrivati, è semplice – ed è nettamente più facile che entrare in contatto con persone del posto. Tra italiani, gli argomenti in comune di cui parlare non mancano, la lingua è la stessa, e la fase di scoperta e di adattamento al nuovo paese è un’ulteriore elemento che avvicina e crea un legame. 

Ho riscontrato però  due effetti negativi di frequentare solo altri espatriati e non anche gente del posto: 

  • la nostalgia aumenta: a furia di parlare con i nostri connazionali delle cose che ci mancano dell’Italia e di come la vita nel nuovo paese sia diversa, finiamo per avere ancora più nostalgia di casa. 
  • integrarsi diventa più difficile: dal punto di vista della lingua, parlare continuamente italiano (o anche inglese con altri stranieri) non sarà ovviamente di aiuto per l’apprendimento del francese. Inoltre, non immergersi in situazioni con francesi ci farà perdere tante scoperte sulla cultura e sul modo di vivere del posto. 

Ripeto: non dico che non si debbano frequentare altri italiani all’estero, ma isolarsi completamente non è mai una buona idea. Ci sono tanti modi per frequentare almeno ogni tanto dei francesi, ad esempio iscriversi a un’associazione, a un corso o a un’attività sportiva. 

E tu che ne pensi? Quali sono stati i tuoi errori da italiano/a all’estero?

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3 commenti su “I MIEI 3 ERRORI DA ITALIANA IN FRANCIA”

  1. Irene Brambilla

    Credo che il mio più grande errore in Francia sia stato di non aver concluso gli studi (esame di stato) prima di partire. Il secondo è stato di non credere abbastanza in me stessa e quindi finire ad “accontentarmi” invece di cercare il lavoro per cui ho studiato. Il terzo, cambiare lavoro e perdere così la comunità di expat, che è un grande sostegno, finendo a lavorare con francesi del posto, che invece erano abbastanza chiusi e poco propensi ad nuove amicizie, sopratutto con una straniera.

    1. Grazie Irene per aver condiviso la tua esperienza!

      Hai ragione, concludere le cose in corso prima di partire è molto importante. E’ importante anche avere un progetto chiaro in mente, anziché fare una partenza completamente a caso. Inoltre i francesi sono molto fissati sui “métiers”, le attestazioni, i diplomi, fosse anche per fare il portinaio (o quasi).

      Per quanto riguarda non credere in sé stessi e accontentarsi, credo sia il rovescio della medaglia di un consiglio che viene dato molto spesso quando si parla di vita all’estero e di carriera in generale: quello di essere flessibili e adattarsi, pensando a un piano B C D fino alla Z.. Il problema è che le persone come noi, insicure e dubbiose, passano al piano B prima ancora di aver tentato il piano A. Solo dopo anni ci rendiamo conto che ci siamo accontentate.

      E sull’ultimo punto sono d’accordo con te: una vita come unica straniera circondata da francesi del posto, soprattutto in contesti provinciali, non è per nulla facile. Penso che l’ideale sia avere un contatto sia con le comunità expat che con persone del luogo, anche se davvero è più facile a dirsi che a farsi. Ma è sicuramente qualcosa di fattibile in città medio-grandi.

      1. Irene Brambilla

        Eh sì, quella delle attestazione purtroppo è stata una croce, anche se devo dire che invece, diversamente dall’Italia, l’avere una laurea, seppur in un settore umanistico, è stato valutato molto positivamente (insomma non era considerata carta igienica come qui da noi) e mi ha aiutato a trovare lavoro. Devo dire che rispetto all’italia trovare lavoro è molto, ma molto più facile, francese a parte!

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